Sono una fanatica convinta ed esasperata delle borse piccole, anche di quelle talmente piccole che a malapena ci si fa stare dentro la carta di credito, venti euro, un burrocacao (mai uscire senza burrocacao ma questo lo sapete già), qualche briciola di pazienza per affrontare certe giornate; e tutto il resto - telefonino e chiavi di casa e della macchina - sempre in tasca. Questa premessa è doverosa per farvi comprendere la perplessità che ha preceduto l’invio di questa newsletter dedicata al ritorno in auge delle maxi bag.

Quelle in cui ci metti di tutto e che avevo giurato a me stessa dopo l’università non avrei più usato. E invece. Avrei dovuto capirlo dopo la scomparsa di Jane Birkin e quel dilagare di sue foto che la vedono con lo charme unico che si confaceva alla sua iconicità abbracciare la borsa che porta il suo nome stracolma di vita, ricordi, case, auto, libri, viaggi e forse fogli di giornale. E avrei dovuto averne la ulteriore conferma assistendo alla sfilata di MiuMiu dove le modelle vestite in bilico tra l’estate che finisce e l’anno scolastico che inizia hanno calcato la passerella portando sotto il braccio delle maxi-bag capienti e morbide e anche in questo caso straboccanti di vita. Nel caso due indizi non fossero sufficienti il terzo arriva da uno studio più o meno approfondito degli items di stagione, dei must have secondo le fashioniste che vedono in cima alle classifiche delle it-bag più desiderate la Margaux firmata da TheRow (qui un interessante articolo di Highsnobiety che racconta addirittura come - e se - possa affermarsi nell’immaginario collettivo come nuova iconica Birkin. Sul punto mi tengo stretto le mie ragioni e anche la mia borsa).
Comunque. Assodato il tutto sono giorni che mi spulcio l’internet alla ricerca di idee, modelli e consigli non richiesti nel caso vogliate come me approcciarvi all’acquisto di una borsa over-size che possa essere anche una valida soluzione alle richiesti sempre più stringenti delle compagnie aeree, al grido di “Solo un bagaglio a mano, thanks!”.
A contendersi il podio per quanto mi riguarda oltre il già citato maxi-bauletto di MiuMiu con la cerniera su tre lati per un'apertura a valigia (pazzesco in verde militare) segnalo:
la Amelia di Khaite in questo punto di bordeaux che mi fa subito molto Kelly Rutherford (della sua svolta riuscitissima da influencer con il suo stile da rich mama che le calza a pennello ne parleremo presto) e che vedo nei miei sogni perfetta anche come borsa da mamma alle prese con il biberon, il cambio, dimmi che non ti sei dimenticata le salviette umidificate ,
la storica e sempre meravigliosa Cabat di Bottega Veneta. Uno dei miei sogni nel cassetto. A dimostrazione che le borse iconiche tali sono perché restano fedeli a se stesse nel tempo senza rincorrere un trend o un istante di celebrità con la consapevolezza che non è di un momento che si vive,
la Bolide di Hermes. Anche in questo caso un pezzo di storia della Maison che già dal nome svela le sue ambizioni presentandosi come borsa da viaggio in macchina (siamo alla fine degli anni venti quando viene creata, e di Ryanair e del suo supplemento per il trolley non vi era per fortuna manco l’ombra).
Nel caso assai lecito in cui cercaste delle soluzioni più easy trovo interessante questa proposta di MassimoDutti, anche in questo caso in marrone fondente che si preannuncia essere uno dei crush cromatici della SS alle porte. E la versione firmata da Arket in camoscio beige (non vedo l’ora che apra a Milano: dovrebbe essere già quest’anno ma non si sa quando). Oltre alla iconica e sempre presente nel mio armadio LaPliage di Longchamp, nella versione da viaggio oversize mi raccomando altrimenti fa liceale degli anni Novanta. Le sono molto affezionata perché la amava molto anche mia nonna, e perché mi ricorda gli esami di diritto costituzionale nelle aule bunker dell’università. E trovo che sia un compromesso radical, pratico, utile e anche chic.
Molto cool trovo anche le proposte di alcuni brand più piccoli come ManuAtelier, sempre in camoscio e sempre brown ma che ci volete fare la moda è così quando ti entra in testa con una forma e un colore non puoi fare altro che assecondarla e la proposta di DragonDiffusion, con un intrecciato stretto e fitto realizzato a mano ispirandosi alle diverse lavorazioni della pelle.
Un’idea in questo caso di styling e non di shopping per le amanti delle tote bag di cotone - quando volete discettiamo di quanto pur essendo diffuse sia difficile trovarne una che non abbia la forma banale di un foglio A4 ma la personalità necessaria per diventare un pezzo di stile - proposta da nostra signora Leandra di affiancarle a una borsa piccola, stilosa, come ad elevarla. Stesso discorso calza a pennello anche per le numerose borse di paglia con cui siamo tornate dal souk di Marrakech certe che ci regalassero l’allure di una parigina pur aggirandoci al più tra le calle veneziane. E invece.

Comunque al netto di ciò che vorrei, di ciò che compreremo, e di ciò che dovremmo desiderare è forse questo ritorno un escamotage - l’ulteriore - che la moda trova per dirci che abbiamo bisogno di conforto? Di sentirci al sicuro con le nostre cose ovunque siamo nel mondo? Che bello e chic l’algido e minimalista quiet luxury ma volete mettere con la serenità morale di avere con se un maglione di lana nel caso facesse freddo, l’agenda dove annotare il numero del tappezziere, una bottiglietta d’acqua perché se bere due litri di acqua al giorni è l’unico mantra che trova d’accordo tutti come si faccia a farlo girando con una clutch in mano a mezzogiorno resta un mistero? E a ricordarci in questi tempi confusi e caotici in cui tutti in qualche modo cerchiamo di ritrovarci che è bello e rincuorante sapere che abbiamo cose da fare, posti da visitare, oggetti da conservare, persone da incontrare e a cui non sappiamo e non vogliamo rinunciare al punto di portarli con noi. A me piace pensare di si.