LittleSnobNewsletter#013 - Sulla normalità di questa vita, di certe giornate e del mio armadio di mezza stagione

Venerdì dopo il caffè e un paio di call e una dozzina di mail sono andata a pranzo con una amica. Ho ordinato una nizzarda salad - per intenderci quella con tonno e acciughe che nella migliore delle ipotesi bevi per le successive dodici ore ininterrottamente - una CocaCola con ghiaccio e limone e discettato del tutto e del nulla godendomi il via vai sempre più sostenuto di una piazzetta Croce Rossa avvolta dall’umido nel cuore di Milano. Ho incrociato un paio di amici e perso il lume della ragione davanti alle vetrine di Pennisi, il vero place to be di questa città, un posto incurante delle mode come solo alle cose di vero valore o alle donne estremamente e naturalmente chic è dato, cariche di brillanti e smeraldi colombiani (sia le vetrine che le donne) innamorandomi perdutamente di un paio di orecchini degni di una regina anche senza regno. Per poi incamminarmi lungo Montenapoleone rispondendo in maniera non distratta giuro a WhatsApp e telefono in egual misura, cappotto di panno spigato stretto tra le mani e passo meneghino a superare uno dopo l’altro quelli che in gergo newyorkese chiameremmo blocchi per un bel pezzo di città fino alla galleria di Tommaso Calabro dove mi attendeva un collettivo di opere e visioni con l’obiettivo di offrire uno spaccato dell’allure dei tempi passati e degli appartamenti del mercante d’arte greco Iolas, con la curatela di Francesco Vezzoli. Non so se mi è piaciuta più la mostra o la sensazione di poterci andare ad una mostra, ma non importa. Il tutto per poi tornare sui miei passi catalogo sotto il braccio - perché il catalogo da brava wannabe radical chic si compra sempre, eh - mentre fuori nel mentre era arrivato il buio e intorno a me era un crogiolo di case auto libri viaggi fogli di giornale oltre che vetrine e fari delle macchine che sarà stata la poca abitudine oramai ma mi sono sembrati più luminosi del solito. Quasi a festa.
Una giornata normale come non capitava da un po’. A fare cose normali che normali per un attimo non lo sono più state. Ed è all’angolo di via Mercato con via dell’Orso, ferma al semaforo rosso, forse per il freddo o l’arsura mi è venuto normale chiedermi cosa fosse la normalità. Che a volerla definire è forse ciò che decidiamo di fare quando siamo liberi di scegliere? Nulla di più e nulla di meno. Il nostro agire quotidiano, fatto di passi lunghi e ben distesi, poca attenzione, le mani sempre piene di cose e di vita e uno stupore sottile ma tangibile in grado di farci fermare - magari ad un semaforo rosso in compagnia di una dozzina di sconosciuti - a compiacerci dell’attimo. Un po’ come le parole di quel film - credo che sia più coraggioso alzarsi la mattina tutti i giorni e portare i propri figli a scuola, come io ho sempre fatto con te, no? Affrontare il traffico, guadagnarsi lo stipendio, tenersi una donna a fianco finché lei ci vuole stare, senza costringer nessuno. Io penso che sia molto più coraggioso vivere una vita normale invece che mettere tutti i giorni la testa in bocca a una tigre, no? E non mi sono sentita di dargli torto, mentre il semaforo verde mi ricordava che era arrivato il momento di tornare a casa.


Un giorno forse parleremo dei trend della prossima stagione - quando smetterà di piovere, quando tornerà l’ora legale e quando farò pace con la parola tendenza che ai miei occhi indica qualcosa di eccessivamente estemporaneo e troppo mutevole ai limiti dell’effimero. Comunque quel giorno non è oggi, dove preferisco invece assecondare questo clima britannico ma senza regina e biscottini al burro per individuare i dieci pezzi di questa strana stagione che resteranno nei vostri e miei armadi anche quando sarà primavera e poi estate e poi tornerà l’autunno. Dieci pezzi normali, di quelli di cui non ci pentiremo. Non ci compatiremo. Non ci vergogneremo. Non ci interrogheremo sul dove e sul come e sul perché. Soprattutto sul perché.


1. I pantaloni cargo. Per intenderci quelli che la mia generazione ha indossato tra gli ultimi anni del liceo e i primi dell’università andando a scovarli nei mercartini come quello di via Sannio a Roma, orgogliosa di tanta cultura streetwear e rivoluzionaria. Con i tastoni laterali, i volumi comodi di un capo che nasce come abbigliamento da lavoro e gli elastici sulle caviglie. La resa del look dipende moltissimo dal tessuto scelto oltre, of course, dall’abbinamento proposto. Lascerei forse l’opzione sneakers alle più giovani e mi concentrerei di più sull’interpretazione femminile con tacco o sandalo se il meteo lo consente e blazer (da evitare come la peste l’abbinamento total pelle a meno che non siate Harleysti convinti sulla Route66) o con lo stivale come avessimo trovato la prima cosa uscendo frettolosamente da casa abbinato ad un dolcevita di lana. Per lo shopping vi segnalo questi di Materiel, bellissimi e neri e solo apparentemente cattivi. I più famosi, senza alcun dubbio quelli di Tibi che da sempre ne fa un pezzo cult della sua estetica - tutto quello che so sui cargo pants è merito di Amy Smilovic founder e creative director del brand che se non la seguite fatelo subito. E questi firmati FrankieShop in faux leather verde militare e in saldo da indossare con il cammello e il bianco panna.
2. Il bermuda e qui la lunghezza è la chiave del successo: dimenticate gli short in denim da spiaggia e forse manco da lì e privilegiate i nuovi bermuda con le pence e la gamba larga. Pantaloni da uomo per intenderci, tagliati. Da portare con uno stivale che vada a coprire per intero la gamba - quei mini lembi o forse limbi di pelle tra il ginocchio e il polpaccio sono sempre una pessima idea - o con un sandalo che scopra e allunghi quindi anche otticamente la gamba. Sopra il mio consiglio a livello di styling è di restare semplici e sobrie. Minimaliste per dirla in gerco. I miei preferiti sempre per la sezione consigli per gli acquisti questi stampa cocco neri di Frankie Shop e la versione suit con tanto di blazer e t-shirt coordinata (un giorno ma non oggi vi annoierò su quanto io sia folle d’amore per il total color) nel caso vogliate una interpretazione formale anche da ufficio del trend proposta da Arket.

3. Questo non è un trend di stagione ma una filosofia di vita per me: il gioiello deve essere invisibile o di famiglia o vistoso ai limiti del pacchiano, si. Quindi ben venga anche la bigotteria solo se fatta bene senza sentire il bisogno di dichiararne l’origine che non fa chic chiederla e rispondere per di più con la verità, le collane macro a catena che quest’anno sono un must a voler dar conto a Bottega Veneta, i bracciali alla schiava da portare come fossero un polsino anche sopra la camicia (God save sempre i miei di OldCeline trovati in uno dei miei vintage/second hand preferiti).


4. Il consiglio non richiesto più sincero e spassionato e vero, cuore in mano e l’altra di mano causalmente nella tasca del pantalone: il tailleur oversize. Immancabile da almeno un paio di stagioni nel mio armadio e ad oggi finalmente riconosciuto come pezzo simbolo di un momento storico in cui i volumi così come i desiderata e i pesi e i ritmi si rilassano. Per lo scazzo del giovedì in ufficio come per il primo date della stessa sera, e per il ritorno in ufficio senza passare da casa. Con il dolcevita o con la t-shirt maschile o con la camicia o a pelle a seconda dell’attitude. Attenzione al fit: non fate confusione che over è il taglio non la taglia. A far fede è sempre la spalla della giacca. A livello di opzioni di acquisto avete l’imbarazzo della scelta al punto che diventa quasi difficile oltre che inopportuno fare una selezione, ma ci si prova. Di seguito e non in ordine di preferenza qualche veloce suggerimento: Arket ne propone una infinità, tutti belli. I tagli sono giusti e per la taglia anche una in meno che i fit sono assai comodi almeno su di me. LouLouStudio. FrankieShop sempre e comunque: il mio prossimo in attesa di perdermi nel loro minuscolo negozio di Parigi sarà color cioccolato (questo per intenderci). Il più chic e desiderato è di TheRow che su questa estetica solo apparentemente sommessa e low profile ci ha costruito il suo impero: da guardare in silenzio e provare ad emulare con la stessa attitude. Se cercate una musa a cui ispirarvi per questi look seguite subito la Julie Pelipas.

5. Il cappellino da baseball: ne indosso uno e mi sento subito Kaia Gerber appena uscita dalla sfilata attorniata dalle bodyguard e dai fotografi che facendosi largo tra la folla sussurra - Hey tu, fammi passare subito che devo andare a bere il mio concentrato di vitamina C e acido ialuronico sotto forma di centrifuga nella borraccia di vetro temperato. Non spendeteci una fortuna perché il vero cappellino da baseball è rubato dall’armadio di un fratello/cugino/fidanzato/amante, è il souvenir del primo viaggio nella Grande Mela o rappresenta il cimelio di una vita di concerti e conseguenti birre calde rovesciate sui piedi. Vi segnalo qui il più classico di tutti.


6. Il mocassino croce e delizia di una intera stagione a voler contare il numero di volte in cui mi avete chiesto sue info: senza calze o con la calza filo di scozia a costine. Con il collant solo se abbinato ad una gonna alla Rory Gilmore appena uscita dal college per andare a trovare i nonni nella casa di campagna per intenderci. Non ci sono altre soluzioni e non è necessario spenderci altre parole. Quello Gucci è simbolo della moda che sa vivere in un eterno presente, anche in questa stagione. E in quella che verrà. Senza fronzoli a parte la fibbia che lo rende ciò che è. In pelle nera o cuoio sono il classico pezzo di cui non solo non vi pentirete, ma mi ringrazierete anche. Vi suggerisco anche le Sebago per chi ha l’animo da lupo di mare fosse anche solo per salpare sul lago di Como o le GHBass. Modello penny come impone la tradizione.
7. Lo zebrato è il nuovo leopardato e un pezzo animalier nell’armadio è quasi d’obbligo. Come avere un numero da chiamare nel cuore della notte, una fuga d’amore folle a Parigi da raccontare ai nipoti e una vestaglia di seta di dubbia provenienza. Di impeto mi sentirei di dirvi di esagerare ma nel caso in cui non ve la sentiste ben venga anche un solo pezzo: per abituarsi ed educarsi. Borsa o scarpe ma anche, con un po’ di estro in più, la camicia a maniche corte da indossare ora con il doppiopetto di panno e il maglione e quando sarà la stagione con il pantalone a tinta. Il vestito lungo per le prime sere di primavera da non appesantire con trucco e parrucco ma da sfoggiare con la semplicità che si riserva alle cose eccezionali, in grado da sole di raccontare chi siamo e cosa forse più importante cosa vogliamo. Il pantalone da sdrammatizzare (ogni volta che pronuncio questa parola una stylist ha un mancamento ma sento che c’è di peggio lì fuori e che potrà perdonarmi) con il pullover scollo a V comodo nella maglia. I miei preferiti sono firmati The Attico: una bomba di sexyness che richiede solo di una tshirt bianca per fare il suo.

8. Un paio di denim che è forse l’unico capo per cui vale la regole che non sono mai abbastanza e non passano di moda e non si buttano - io conservo ancora quelli con cui occupammo il liceo non si sa bene per quale ragione. Forse e dico forse quest’anno ci siamo liberati dei mom fit che qualcuno - mentendo e sapendo di farlo - deve aver detto che sono assai donanti. E allora ben venga il denim con la vita un
bassa e le gambe dritte alla Celine che ci ha regalato per questa primavera una delle sfilate più commerciali e replicabili di sempre (la trovate qui e ci ritrovate anche il cappellino di cui sopra), o addirittura taglio boot. Colorati a dimostrazione avremmo fatto bene a conservare anche quelli rosa shocking a dar conto all’ultima sfilata di Chanel. E patchwork che solo a la Chiuri poteva riuscire a renderli chic ed iconici oltre che desiderabilissimi: li trovate qui.
9. La canottiera in onore di una estetica alla newyorkese quindi a micro costine con lo scollo all’americana ad enfatizzare le spalle, uno dei capi più sexy di sempre. Un po’ Marlon Brando e un po’ Eyes Wide Shut. Non c’è bisogno che vi dica il come. Però ve ne segnalo alcune che secondo me meritano di essere indossate ed esser portate in giro a bere un margarita: quella di Agolde incarna alla perfezione la mia idea di capo immancabile nella vita. Arket la propone con una piccolissima - e pertanto ammissibile - dose di elastane a conferire maggiori morbidezza. La versione di OtherStories ha le spalline molto sottili, forse più romantica ai limiti con l’underwear. Come quella Zara. La più iconica è quella di Saint Laurent, da indossare sotto uno dei loro blazer con i pantaloni a pelle e senza paura di apparire.
10. E anche questa settimana, e anche questo mese e anche questa stagione mettetevi solo quello che vi piace. Vestitevi seguendo l’umore prima, l’attitude dopo e solo infine il trend del momento. Cercate il vostro stile guardando più dentro di voi che nella cabina armadio; che altro non sono che vestiti appesi quelli lí. E la donna che siete merita di più. Divertitevi, osate, infischiatevene, credeteci, raccontatevi. Seguite pochi consigli per di più non richiesti. Sentitevi vive e belle e sicure di ciò che sapete. Indossate il tutto, come fosse la vita, e non l’ennesimo e probabilmente inutile paio di pantaloni. Solo così capirete davvero il potere straordinario della moda.

